Le persecuzioni (parte 1)

I Qurayshiti adoperarono vari mezzi per soffocare la chiamata del profeta e questo all’inizio del quarto anno dell’avvento della profezia. Passarono settimane o dei mesi e vedono che tali mezzi non servivano a niente per fare fallire la chiamata all’islam.
Si riunirono, si consultarono e decisero dopo ciò di utilizzare la punizione nei confronti dei musulmani. Così, ogni capo clan piombò su quelli fra la sua tribù, che avevano abbracciato l’islam. Causarono loro dei danni il cui semplice resoconto fa rabbrividire. Ne riferiremo alcuni per illustrare la crudeltà dei Qurayshiti, condotti nelle loro estorsioni da Abu Jahl.
Tutte le volte che quest’ultimo apprendeva che qualcuno, nobile e ricco si era convertito all’islam, andava a rimproverarlo ed umiliarlo, minacciando di rovinarlo economicamente. Quando il convertito era un debole, lo colpiva e lo sottoponeva al ricatto. Bilal era uno schiavo liberato da Umayya Ibn Khalaf Al-Jamhi.
Oumayya lo torturava lasciandolo sotto il caldo torrido del sole, lo stendeva sul suolo sassoso poi mandava cercare un’enorme pietra che gli depositava sul petto dicendo:”Resterai così fino alla morte, a meno che rinneghi la tua fede e che adori Al-Lat ed Al-Ozza.” Allora, gemente sotto il peso della pietra, Bilal non smetteva di ripetere:”Ahad! Ahad! Unico! Unico! .” Abu Bakr lo ricomprò per mettere fine al suo supplizio, poi lo libera.
‘Ammar Ibn Yasser, suo padre Yasser e sua madre Soumayya si convertirono all’islam. Allora, gli associatori, con alla loro testa Abu Jahl, li esponevano sul suolo estremamente bollente ed in seguito li torturavano. Una volta, il profeta ha visto la scena ha detto:”Pazienza, famiglia di Yasser! Non vi è alcun dubbio che il vostro luogo d’appuntamento è al paradiso”. Yasser morì a seguito delle torture. Dopo i suoi supplizi, Soumayya fu trapassata dalla lancia di Abu Jahl e morì. Così, fu il primo martirio dell’islam.
Gli associatori raddoppiarono la violenza per la tortura di ‘Ammar, a volte lo trascinano sul suolo, a volte che gli pongono una grande pietra sul petto, a volte tuffandolo nell’acqua con l’intenzione di annegarlo. Gli dicevano: “Ti libereremo soltanto quando avrai insultato Mohammad o quando avrai glorificato Al-Lat e Al-Ozza”. Quest’ultimo non potendo più, diede loro soddisfazione e fu liberato. Turbato, andò a trovare il profeta per scusarsi. A questo riguardo, Allah rivelò il versetto:

مَنْ كَفَرَ بِاللَّهِ مِنْ بَعْدِ إِيمَانِهِ إِلَّا مَنْ أُكْرِهَ وَقَلْبُهُ مُطْمَئِنٌّ بِالْإِيمَانِ …

“Quanto a chi rinnega Allah dopo aver creduto – eccetto colui che ne sia costretto, mantenendo serenamente la fede in cuore… ” (Sura 16, V 106)

Altri convertiti, come Abu Fakiha, ‘Amir Ibn Fihaira, e delle donne di cui (Oum ‘Oubays, Zinnirah, An-Nahdiyya e sua figlia) – Che Allah sia soddisfatto di loro – dovettero subire queste persecuzioni e supplizi. Abu Bakr acquistò gli schiavi dai qurayshiti e li libera, come lo fece con Bilal.